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Coesistenza tra Sport ernia,Pubalgia e Conflitto femoroacetabolare

 

 

Coesistenza tra sport ernia, pubalgia e conflitto femoroacetabolare

Una parte dei pazienti affetti da sintomatologia dolorosa inguinale presenta più di una tra le condizioni patologiche descritte precedentemente. In particolare, negli sportivi maschi che praticano calcio, arti marziali, hockey e rugby può esserci con discreta frequenza la coesistenza tra conflitto femoroacetabolare, sport ernia (o sintomi da cedimento della bassa parete addominale a tipo sport ernia) e pubalgia. La coesistenza di queste condizioni non è casuale ma segue dei precisi meccanismi patogenetici. In effetti, nel conflitto femoro acetabolare esiste una oggettiva riduzione del movimento dell’articolazione dell’anca.

Conflitto femoroacetabolare: simulazione della flessione dell'anca con collision model

Conflitto femoroacetabolare: simulazione della flessione dell’anca con collision model

Conflitto femoroacetabolare: simulazione della intra rotazione con flessione dell'anca a 90° con collision model

Conflitto femoroacetabolare: simulazione della intra rotazione con flessione dell’anca a 90° con collision model

In particolare il movimento che risulta sovente più limitato è quello della rotazione interna sia con anca estesa che con diversi gradi di flessione. L’impossibilità per l’atleta di eseguire determinati movimenti con l’articolazione coxo-femorale viene supplita, in questi pazienti, dalle articolazioni adiacenti.

conflitto femoro acetabolare e sovraccarico pubico

conflitto femoro acetabolare e sovraccarico pubico

L’atleta con conflitto quindi, per eseguire durante il gesto atletico i movimenti che con l’anca è impossibilitato a fare, mette in atto dei pattern di movimento compensatori e così facendo sovraccarica la sinfisi pubica, l’articolazione sacroiliaca ed il cingolo lombo pelvico. Nel tempo questi pattern sbagliati di movimento producono una usura precoce ed infine una artrosi a livello sacroiliaco, pubico e lombopelvico. Oltre al danno a carico del sistema scheletrico però, la condizione di blocco dell’anca afflitta da conflitto femoroacetabolare produce anche un notevole sovraccarico della muscolatura del basso addome e delle strutture della regione inguinale, la quale, soprattutto nelle torsioni improvvise e nei cambi di direzione è sottoposta a sforzi impropri. In effetti quindi, il blocco della intrarotazione dell’anca presente nel conflitto femoroacetabolare mette a rischio le strutture ossee e muscolari della regione inguinale. Questo, nel tempo predispone e può portare ad un cedimento della parete addominale ed a una condizione di sport ernia in questo caso conseguente al conflitto femoro acetabolare  

Per tale motivo, soprattutto tra gli atleti di alto livello esiste, come detto in precedenza, una discreta percentuale di soggetti che presenta sia i sintomi profondi del conflitto che quelli superficiali della sofferenza della parete addominale. Larson, in uno studio su sportivi agonisti di alto livello, ha dimostrato che in questa nicchia di pazienti che presentano ambedue le condizioni, si ottiene un risultato insoddisfacente se si tratta singolarmente solo uno dei due problemi. In particolare, nella sua casistica, i pazienti in cui veniva trattata la sola patologia della parete addominale avevano un ritorno allo sport nel 25% dei casi, quelli in cui il solo conflitto era corretto, un ritorno nel 50% dei casi e quello in cui ambedue le condizioni venivano corrette tornavano allo stesso livello di attività sportiva nell’85-93% dei casi a seconda se il trattamento veniva eseguito in uno o due tempi chirurgici separati.

E’ importante quindi esaminare con attenzione il paziente sportivo per evitare il rischio di mettere in atto un trattamento incompleto, foriero di un sicura insoddisfazione del paziente e del chirurgo. Nel caso si sospetti la coesistenza di un conflitto e un cedimento della parete addominale a tipo sport ernia, lo sforzo diagnostico, coadiuvato dall’intervento di un chirurgo generale esperto di patologia inguinale, deve portare ad un corretto quadro diagnostico e solo a quel punto è possibile disegnare un percorso terapeutico / chirurgico adeguato.  La decisione, in questi pazienti, se eseguire ambedue i gesti chirurgici in contemporanea o in successione dipende dall’esame clinico, dalla durata dei sintomi e dal grado di dismorfia ossea dell’anca.

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