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Epifisiolisi

EPIFISIOLISI

Con questo termine si descrive la lesione della cartilagine di coniugazione della epifisi femorale con distacco della epifisi dalla metafisi. Quindi, a differenza del morbo di Perthes,  nella epifisiolisi la malattia interessa non l’epifisi, ma la cartilagine di coniugazione. Quest’ultima è deputata alla apposizione ossea durante l’accrescimento e si fonde solo al termine di esso. Quando interviene la epifisiolisi il nucleo cefalico femorale inizia a spostarsi in basso e posteriormente rispetto al collo femorale.

epifisiolisi

epifisiolisi

Colpisce prevalentemente i maschi nell’adolescenza, in una età che va’ abitualmente dai 12 ai 17 anni nel sesso maschile e 11-13 anni nel sesso femminile. Nel 25 – 40% è bilaterale e può  o  presentarsi simultaneamente nelle due anche oppure, in altri casi, la seconda anca inizia a scivolare dopo la prima, normalmente entro il primo anno dall’insorgenza dei sintomi nel primo lato affetto. Ha una incidenza nella popolazione media di 13/100.000 per il sesso maschile e 8/100.000 per quello femminile. L’affezione si riscontra per lo più in soggetti che, in età puberale, presentano un eccessivo peso corporeo, spesso in relazione ad alterazioni più o meno accentuate dalla sfera endocrina (sindrome adiposo-genitale, eunucoidismo, etc.).

SINTOMI DELL’EPIFISIOLISI

La epifisiolisi può avere fondamentalmente tre tipi di andamento clinico: acuto, cronico e acuto su cronico. Il paziente con epifisiolisi acuta racconta un trauma, spesso in rotazione dell’anca, seguito da dolore inguinale acuto ed impotenza funzionale. Il tipico paziente con epifisiolisi cronica è invece un adolescente in sovrappeso, con una storia più o meno lunga di dolori in regione inguinale e sulla faccia mediale della coscia. Il paziente spesso deambula con l’arto in rotazione esterna e con una modesta zoppia. All’esame clinico appare subito una diminuzione della rotazione interna dell’anca affetta. Infine, il paziente con episodio acuto su epifisiolisi cronica è quello che riferisce una sintomatologia tipica dell’andamento cronico e nel quale però interviene, spesso a causa di un trauma, un peggioramento improvviso della sintomatologia dovuto allo scivolamento acuto della epifisi femorale.

Purtroppo non è infrequente una diagnosi tardiva della epifisiolisi e questo a causa dell’andamento subdolo dei sintomi e della frequente irradiazione del dolore lungo l’innervazione del nervo otturatorio che mima una patologia del ginocchio più che dell’anca stessa.

 

DIAGNOSI DELL’EPIFISIOLISI

La diagnosi si fa con una radiografia che evidenzia l’aumento di spessore della cartilagine e la sua irregolarità. Lo scivolamento può essere visualizzato anche nella proiezione anteroposteriore ma è solitamente più spiccato nella proiezione assiale in “frog leg” (clicca qui per accedere alla sezione sugli esami radiografici dell’anca). In questa proiezione l’entità dello scivolamento si misura con l’angolo di Southwick. Un angolo di scivolamento  < 30° è considerato modesto, moderato quando è tra i 30°-50° ed infine severo se è superiore a  >50°

Classificazione

Classificazione secondo l’angolo di Southwick

TRATTAMENTO DELL’EPIFISIOLISI

L’epifisiolisi acuta o l’evoluzione acuta di una forma cronica sono delle emergenze ortopediche. Infatti, nelle forme più gravi lo scivolamento può essere sub totale e portare anche ad una sofferenza vascolare con il sovrapporsi di una necrosi della testa. L’intervallo tra l’episodio acuto e l’intervento influiscono significativamente sull’esito finale. Le riduzioni acute descritte nella serie di Phillips (1) sono state eseguite entro 24 ore dalla comparsa dei sintomi. Peterson et al (2) hanno riportato un tasso del 7% di necrosi della testa femorale nelle 91 riduzioni eseguite entro le 24 ore dallo scivolamento acuto. Il tasso di necrosi saliva al 20% se la riduzione avveniva oltre le 24 ore. La manovra di riduzione deve essere eseguita da un ortopedico esperto in questa tecnica e deve fondamentalmente essere molto dolce e progressiva. Il piccolo paziente va posizionato con cura sul letto di trazione ed una gentile trazione va applicata sull’arto sede dello scivolamento. In nessun caso vanno eseguite manovre violente che rischino di compromettere la vascolarizzazione del nucleo cefalico distaccato.

vascolarizzazione

vascolarizzazione

La posizione ideale per la riduzione è con l’arto è in rotazione interna di 15°-20° ed una abduzione di 20°-30°.

Nei casi cronici lo scivolamento è lento e progressivo e questo consente un adattamento della vascolarizzazione della testa alla nuova situazione anatomica. Per questo motivo, l’occorrenza di una necrosi della testa femorale è molto rara nella epifisiolisi cronica.

Il trattamento chirurgico ortopedico al quale deve essere sottoposto il paziente varia a seconda di un discreto numero di parametri che includono a parte l’evoluzione cronica o acuta anche il grado di scivolamento, l’età etc. Tecnicamente varia dalla semplice stabilizzazione con una o due viti nel collo femorale a più complessi interventi di osteotomia o di rimodellamento del collo femorale richiesti nei casi in cui la deformità è oramai eccessiva.

epifisiodesi

epifisiodesi

Trattamento con osteotomia

Trattamento con osteotomia

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Letteratura

1)    Phillips SA, Griffiths WEG, Clarke NMP. The timing of reduction and stabilization of the acute, unstable, slipped upper femoral epiphysis. J Bone Joint Surg [Br] 2001;83-B:1046-9.

2)    Peterson M, Weiner DS, Greene NG, Terry CL. Acute slipped capital femoral epiphysis:the value and safety of urgent manipulative reduction. J Pediatr Orthop 1997;17:648-54.

 

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