Artrite settica dell’anca
Che cosa causa l’artrite settica dell’anca?
Con il termine “artrite settica” ci si riferisce ad una infezione dell’articolazione. Questa è di solito causata da batteri che si diffondono attraverso il circuito sanguigno a partire da un sito infetto in un’altra regione del corpo. Può anche essere causata da una infezione batterica di una ferita aperta o da una ferita chirurgica infetta. Negli adulti e nei bambini, i batteri che più comunemente causano artriti settiche acute sono l’Haemophilus influenzae, lo Staphylococcus e lo Streptococcus. In Italia, in passato, erano relativamente frequenti anche le infezioni di origine tubercolare.
Le artriti settiche non sono sempre causate da batteri ma possono anche essere conseguenti a infezioni virali e da funghi:
• epatite A, B, e C
• parvovirus B19
• Herpes virus
• HIV (AIDS virus)
• HTLV-1
• Adenovirus
• virus Coxsackie
• parotite
Chi è a rischio per l’artrite settica dell’anca?
I bambini e gli anziani hanno maggiore probabilità di sviluppare l’artrite settica. Tra gli adulti invece l’artrite settica può svilupparsi in presenza di ferite infette aperte, stati di immunodepressione e nelle persone con condizioni predisponenti pre-esistenti, come il cancro, il diabete, l’abuso di droghe per via endovenosa.
Quali sono i sintomi di artrite settica dell’anca dell’anca?
I sintomi di artrite settica di solito compaiono rapidamente ed includono dolore acuto in regione inguinale, gonfiore e calore locali e febbre. Sintomi di artrite settica possono includere:
• Brividi
• stanchezza e debolezza generalizzata
• Febbre
• Impossibilità di spostare l’arto o caricare il peso
Come viene diagnosticata l’artrite settica dell’anca?
Nel caso di sospetto di artrite settica si richiedono subito esami ematici con indici di infiammazione e formula leucocitaria. Un esame strumentale utile è la ecografia o quando possibile una risonanza.
Questi esami, in caso di artrite settica, mettono in evidenza un versamento articolare che si espande spesso anche nella borsa dell’ileopsoas. L’esame più attendibile è pero la artrocentesi. Con questo termine si intende il prelievo di liquido dalla articolazione.
In caso di infezione può permettere di identificare il germe responsabile e la sensibilità ai diversi antibiotici.
Qual è il trattamento per l’artrite settica dell’anca?
Il trattamento dell’artrite settica deve essere immediato e molto aggressivo per evitare che l’infezione porti a distruzione l’articolazione o che evolva in uno stato di sepsi con rischi anche per la sopravvivenza del paziente. Se il germe o il fattore patogeno è stato correttamente identificato con l’artrocentesi, si impiega l’antibiotico che fornisce maggiore copertura. Nel caso invece, non si sia identificato il germe responsabile si instaura una terapia ad ampio spettro. In ogni caso, nelle fasi iniziali, la terapia va eseguita con modalità endovena ed in regime di ricovero. Il trattamento, tuttavia, può essere proseguito a livello ambulatoriale o in casa con l’assistenza del servizio sanitario.
Altro passo fondamentale della terapia della artrite settica è il drenaggio del pus e del liquido infetto. Il drenaggio della zona infetta è fondamentale per una rapida risoluzione dell’infezione. In alcuni casi il chirurgo può ritenere sufficiente la rimozione del liquido con un o più artrocentesi. In realtà oggi, soprattutto per il trattamento delle artriti settiche della giovane età si propende per una pulizia artroscopica (clicca qui per accedere alla sezione sull’ artroscopia dell’anca) della articolazione dell’anca. Questo approccio, se eseguito in modo precoce consente la rimozione quasi completa della infezione locale in modo molto accurato ed alti tassi di risultati positivi.
Trattamento di una pregressa infezione dell’anca
L’infezione di una articolazione in giovane età porta molto spesso, se non trattata con la massima urgenza, alla completa distruzione della articolazione stessa. Le forme post infettive sono oramai molto rare nei paesi occidentali mentre rimangono relativamente frequenti nei paesi del terzo mondo. Il trattamento consiste nell’impianto di una protesi d’anca (clicca qui per accedere alla sezione sulla protesi dell’anca) e può essere eseguito solo dopo essersi accertati con grande scrupolosità della completa risoluzione dell’infezione. Per fare ciò è necessario eseguire esami ematici ed una scintigrafia ossea con leucociti marcati. Questo esame è, ad oggi, il più preciso nell’identificare dei foci infettivi residui nell’osso. Nonostante tutto i rischi di una ripresa dell’infezione dopo l’impianto di una protesi rimangono relativamente alti anche a distanza di decenni dall’infezione primaria. I tassi di re-infezione dipendono dal germe responsabile dell’infezione primaria. Se questa era dovuta ad un germe Gram negativo il tasso di re-infezione arriva in letteratura addirittura al 20% mentre scende progressivamente negli esiti di infezioni tubercolari o con germi Gram positivi.
L’impianto di una protesi in questi pazienti è spesso molto complessa tecnicamente per una serie di problemi connessi. Tra di essi la perdita di articolarità, l’accorciamento talora notevole e difetti ossei esito della pregressa infezione. Il paziente deve essere anche informato della possibilità che, durante l’intervento, il chirurgo trovi del pus o del tessuto necrotico sospetto e sia quindi costretto a rimandare l’impianto della protesi limitandosi ad una ampia pulizia del osso.
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