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Protesi d’anca. L’operazione.

Protesi d’anca. L’operazione.

Il giorno dell’operazione verrete portati nel reparto operatorio dal personale addetto. Nella mente del paziente e soprattutto dei parenti, il tempo trascorso nel reparto operatorio corrisponde alla durata dell’intervento. Questo non è vero. Esistono infatti tutta una serie di procedure che vengono eseguite prima e dopo l’intervento che prendono molto tempo. In media il tempo di preparazione prima dell’inizio dell’intervento è di circa 60-90 minuti. Quello successivo di 60 minuti. Una permanenza nella sala operatoria di 4-5 ore è quindi assolutamente normale e non deve destare preoccupazione nei parenti che attendono il proprio caro. In sala operatoria vengono applicati le agocannule per infusione endovenosa, eseguita l’anestesia, applicato il catetere vescicale. Viene inoltre eseguita una accurata disinfezione della cute di tutto l’arto inferiore. Il posizionamento sul letto operatorio è una fase molto delicata alla quale il chirurgo o un assistente esperto prendono parte attiva. La posizione può essere quella supina o, più frequentemente, quella laterale. Per una buona posizione laterale si stabilizza il paziente con appoggi dedicati ben imbottiti. Un errato posizionamento del paziente aumenta il rischio di applicare in modo scorretto la componente acetabolare durante l’intervento. Effettuato il posizionamento si prepara il campo operatorio sterile e si predispongono gli strumenti per la coagulazione e l’aspirazione del sangue. Esistono varie metodiche per controllare la lunghezza dell’arto da operare prima durante e alla fine dell’intervento. Alcune di esse sono esclusivamente radiologiche, altre comportano misurazioni intraoperatorie. Se si prediligono le misurazioni intraoperatorie, in questa fase viene effettuata la misurazione iniziale. L’incisione cutanea può avere lunghezza variabile a secondo della preferenza e dell’abitudine del chirurgo ed a secondo della profondità del tessuto adiposo locale. Pazienti in sovrappeso ricevono, in media, incisioni più lunghe. Si parla di mini-incisione quando l’incisione rimane sotto ai 10 cm di lunghezza. Anche la sede dell’incisione è variabile e dipende dall’approccio chirurgico preferito dal chirurgo. Esistono principalmente tre tipo di approccio chirurgico più una serie di modifiche minori proposte e sostenute da differenti chirurghi.

 

Approccio anteriore.

E’ forse la via più “antica descritta per l’accesso alla cavità dell’anca. Nella sua versione “moderna” questo approccio è conosciuta come via di Smith Petersen dal nome del chirurgo di  Boston che la descrisse nel 1930. Ha subito un notevole ritorno di interesse negli ultimi anni in quanto è stata riproposta nella sua versione mini. Ha il vantaggio di non distaccare muscoli e lo svantaggio di essere tecnicamente complessa, di richiedere tavolo di trazione, di comportare, a detta di alcuni, rischi di perdita di sensibilità nella regione anterolaterale della coscia. Le incisioni anteriori, anche se di piccole dimensioni, tendono più frequentemente a guarire con cicatrici ipertrofiche e quindi di aspetto meno gradevole. Ha una bassa percentuale di lussazioni.

 

Approccio Laterale diretto.

L’incisione è laterale e ne esistono innumerevoli varianti a secondo del distacco o meno di gruppi muscolari. Le versioni più “anteriori” vengono denominate anterolaterali. Queste vie hanno il vantaggio di dare una ottima esposizione dell’anca ed lo svantaggio di avere in generale una riabilitazione più lunga a causa del distacco più o meno esteso della muscolatura dell’anca. Anche questa via ha una bassa percentuale di lussazioni.

 

Approccio posterolaterale.

E’ forse l’approccio più diffuso per l’impianto delle protesi di anca. Passa posteriormente all’articolazione ed ha lo svantaggio di distaccare i muscoli extrarotatori dell’anca. Garantisce una ottima visualizzazione della cavità acetabolare e del femore. I rischi di lussazione, in passato molto più alti degli altri approcci chirurgici, sono diminuiti con l’abitudine di suturare la capsula e con l’impiego di teste di grande diametro.

 

Impianto della protesi.

Eseguito l’accesso si seziona la testa femorale e con apposito strumentario si esegue la preparazione della cavità acetabolare e del femore. Nelle protesi di rivestimento viene mantenuta la testa femorale e questo comporta la necessità di seguire una dissezione dei tessuti molli ed una incisione più ampli per avere visione e possibilità di lavoro nella cavità acetabolare. Nelle protesi a conservazione del collo si mantiene tutta questa porzione del femore prossimale. Per la preparazione della sede della protesi esistono degli strumentari specifici per ogni tipo e marca di protesi che aiutano il chirurgo nel posizionamento corretto. Una volta soddisfatto dalla preparazione, il chirurgo esegue le prove per verificare la stabilità dell’anca e la lunghezza accettabile dell’arto operato. Se le prove sono risultate soddisfacenti il chirurgo chiede che vengano aperte le componenti definitive che sono imballate in confezioni sterili separate e le inserisce con l’apposito strumentario. Nonostante il massimo sforzo e le ripetute misurazioni per correggere e controllare la lunghezza del’arto talora si verifica un aggiustamento non desiderato della lunghezza necessario per avere una buona stabilità della protesi. La cute e gli strati sottostanti sono chiusi dopo lavaggi ripetuti e dopo l’applicazione del drenaggio che se necessario può permettere il recupero del sangue post operatorio. Infine si medica sterilmente la ferita.

 

 

L’esperienza del paziente. Intervento di protesi d’anca mini invasiva bilaterale nella stessa seduta. 

 

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