Protesi d’anca mini invasiva. L’anestesia.
Le tecniche di anestesia sono enormemente migliorate negli ultimi anni. Solo 40 anni fa il paziente veniva mantenuto addormentato con l’impiego di una maschera e la monitorizzazione avveniva esclusivamente con lo stetoscopio ed il bracciale della pressione.
Oggi vi sono farmaci che ci permetto di controllare le funzioni vitali e di correggere eventuali squilibri che si possono creare durante l’intervento con estrema efficacia. Inoltre vi sono apparecchiature sofisticate che consentono all’anestesista di avere informazioni continue e dettagliate sui parametri vitali del paziente. Durante l’intervento il paziente è connesso a dei monitor che valutano i livelli di ossigeno, la pressione, i parametri cardiaci, e di circolazione e la temperatura corporea. Se necessario, il paziente è intubato e collegato ad apparecchi per la ventilazione assistita. Solo nell’ultima decade si è avuto un calo di 25 volte del rischio di morte a causa di complicanze insorte durante l’anestesia. La stima del rischio anestesiologico generale si attesta oggi su un caso di decesso ogni 250.000 anestesie.
Scelta della anestesia:
L’anestesista discuterà con il paziente le possibili opzioni anestesiologiche. La scelta differisce da paziente a paziente ed è il risultato di una valutazione sulle condizioni del paziente, il tipo di intervento e l’eventuale ipotesi di dolore nel periodo dopo l’intervento.
All’anestesista vanno comunicati i seguenti dati:
- la vostra salute attuale
- le medicine che assumete o che avete recentemente assunto inclusi integratori e farmaci dietetici
- storia di assunzione di alcool, fumo e droghe
- allergie note a farmaci o cibo
- anestesie pregresse ed eventuali complicazioni occorse
- casi familiari di reazioni avverse a farmaci
- Quando avete mangiato l’ultima volta
Per l’intervento di protesi di anca esistono fondamentalmente due tipi di anestesia : generale e periferica.
ANESTESIA GENERALE.
La anestesia generale è indicata quando coesistono problemi di coagulazione o gravi problemi alla colonna che ostacolino l’esecuzione o la diffusione dell’anestetico nella colonna lombare. Alcuni anestesisti sostengono inoltre che l’anestesia generale sia più indicata in presenza di edema degli arti e nei pazienti con aumentato rischio di trombosi. A differenza della anestesia periferica, infatti, l’anestesia generale non determina una vasodilatazione dei vasi e quindi una tendenza alla stasi venosa che può facilitare la formazione dei trombi.
ANESTESIA PERIFERICA
L’anestesia periferica a sua volta può essere di tre tipi:
Anestesia loco-regionale periferica, o anestesia peridurale. è una forma di anestesia che comprende l’iniezione di sostanze analgesiche attraverso un catetere posizionato nello spazio epidurale. Viene utilizzata per la chirurgia degli arti inferiori, in urologia, per interventi del basso addome e per il parto naturale. Il catetere si inserisce con l’ausilio di l’ago di Tuohy inserito nello spazio tra due vertebre (generalmente a livello della seconda e terza o terza e quarta vertebra lombare) e fatto procedere fino allo spazio epidurale. Una volta raggiunto lo spazio epidurale si può iniettare l’anestetico locale direttamente in un’unica soluzione (tecnica chiamata “single shot”) o, più frequentemente, si posiziona un piccolo catetere che viene lasciato nello spazio epidurale e fissato con cerotti sulla schiena del paziente. Con il cateterino si possono somministrare boli ripetibili nel caso l’intervento chirurgico dovesse prolungarsi (anestesia epidurale continua). In alcuni tipi di intervento che possono comportare dolore post operatorio il catetere viene mantenuto anche per 48-72 ore dopo l’intervento con infusione continua di anestetico. Questa tecnica anestesiologica viene usata a scopo antalgico anche nell’analgesia in corso di travaglio di parto. Infatti, dosando sapientemente i farmaci che si somministrano attraverso il cateterino epidurale (in genere una combinazione di anestetici locali ed oppiacei) si ottiene un effetto analgesico ma non anestetico (cioè si elimina il dolore del travaglio ma non la possibilità di muoversi) per cui la partoriente partorisce senza percepire sensazioni dolorose;
Anestesia loco-regionale centrale , o anestesia spinale. In questo caso l’anestetico viene iniettato dentro il sacco durale e si ottiene una anestesia completa della zona interessata (dolore, tattile, motoria e termica ). Ha il vantaggio che si utilizzano dosi di anestetico minime. In passato veniva eseguita con aghi piuttosto spessi e questo poteva comportare la perdita di liquor dopo la rimozione dell’ago e quindi l’insorgenza di cefalea. Oggi si esegue con aghi sottili e questo problema è praticamente scomparso. Si può utilizzare per addormentare ambedue gli arti oppure, ponendo il paziente in particolari posizioni si può eseguire una spinale “selettiva” ed addormentare uno solo dei due arti. E’ controindicata nei pazienti con patologie a carico del sistema nervoso centrale, in pazienti che soffrono di forte emicrania, che assumono anticoagulanti o terapie per fluidificare il sangue.
Blocco nervoso periferico. In questo tipo di anestesia l’anestetico viene iniettato direttamente intorno ai nervi maggiori o ai plessi nervosi. Questo tipo di blocco anestetizza solamente l’arto da operare, mentre l’arto controlaterale è completamente “sveglio”. Questo tipo di anestesia permette di iniettare anestetici che hanno una durata di azione lunga e possono garantire un controllo del dolore fino alle prime 6/8 ore dopo l’intervento. Con questa tecnica inoltre è possibile applicare un cateterino che permetta l’infusione continua dell’anestetico per i primi giorni dopo l’intervento.