Ortopedia web Roma il sito di riferimento per la chirurgia ortopedica, la protesi dell' anca, le patologie di anca e ginocchio, la terapia, la riabilitazione.

Protesi d’anca. Il post operatorio.

Protesi d’anca mini invasiva.

Post operatorio.

Terminato l’intervento, dopo una fase di monitoraggio post operatorio di circa 60 minuti, il paziente torna in reparto.

Al ritorno in reparto il paziente avrà un distanziatore tra le due gambe (generalmente un cuscino) ed un bendaggio di tipo compressivo per limitare il rischio di ematoma. In alcuni casi è possibile che sia presente il tubo di drenaggio della ferita chirurgica che, se necessario, può permettere il recupero del sangue perso nel post operatorio. Il paziente avrà una o più agocannule attraverso le quali sarà somministrata la terapia antidolorifica, i liquidi, gli antibiotici ed i farmaci necessari.  A seconda del tipo di anestesia praticata sarà posizionato un catetere vescicale. Il paziente potrà avere un cateterino peridurale o perineurale a seconda del tipo di anestesia praticata.

Localmente, sulla ferita viene posta la borsa del ghiaccio.  E’ importante che il paziente inizi precocemente il movimento dell’anca appena l’anestesia lo consente. Il movimento, contrariamente a quanto creduto, riduce il dolore e impedisce lo spasmo dei muscoli dell’arto inferiore.

Nell’immediato post operatorio è consigliabile non avere più di 2-3 parenti/amici in visita contemporaneamente.

 

Dolore post operatorio

L’intervento di protesi di anca, contrariamente a quanto si pensi, non è un intervento particolarmente doloroso. Questo concetto generale ha ovviamente molte eccezioni che dipendo in parte dal paziente ed in parte dal tipo di intervento eseguito ed anche del tipo di protesi impiantata. La variabile soggettiva dipendente dal paziente proviene sia dal livello di tolleranza del dolore che è individuale ed ha delle differenze molto sensibili da caso a caso, sia dall’emotività con cui si affronta l’intervento. In generale, pazienti bene informati e preparati dal punto di vista psicologico tendono ad avere meno dolore ed affrontare meglio l’interevento.

Esistono diversi tipi di analgesia postoperatoria.

Nel caso si sia impiegata anestesia peridurale è possibile lasciare il catetere nella colonna con infusione continua di analgesico per le prime 24-48 ore.

La CPA (Patient Controlled Anesthesia) è gestita dal paziente stesso il quale, premendo un bottone riceve un dosaggio di anestetico. Il sistema è controllato da un piccolo computer che assicura che non si superino dosaggi di sicurezza. Questo sistema è molto utilizzato negli U.S.A. mentre è poco comuni in Italia.

Nella maggior parte dei casi, essendo come detto un intervento poco doloroso, è possibile anche utilizzare la analgesia convenzionale endovenosa e più tardi intramuscolare con farmaci analgesici comuni.

 

E’ fondamentale avvertire il medico e/o gli infermieri se:

  • si presenta dolore o gonfiore eccessivo del piede o del polpaccio
  • si avverte mancanza del respiro o sensazione di “fame d’aria”
  • si avverte dolore toracico

 

Questi possono essere segni di embolia o trombosi e necessitano di trattamento immediato. Non si deve esitare nel chiamare il personale addetto se nonostante la terapia impostata si avverte dolore.

Il primo  giorno post intervento 

Il catetere vescicale viene rimosso il primo giorno post intervento solo raramente, se necessario, il catetere viene mantenuto per più giorni. 

Il cateterino peridurale o il perineurale per l’anestesia continua, se presente, viene rimosso dall’anestesista dopo 24 o 48 ore dall’intervento.

Viene rimossa la medicazione compressiva e medicata la ferita chirurgica.

Viene rimosso, se presente, il drenaggio articolare.

Viene posizionata una calza elastica contenitiva antitrombo embolica

Viene eseguito un prelievo ematico di controllo per monitorare l’emoglobina, gli elettroliti e la coagulazione.

Viene proseguita la terapia antibiotica endovena, farmaci gastroprotettori, l’eparina a basso peso molecolare e, se necessario, la terapia marziale. Si riprende la terapia personale (i farmaci anti ipertensivi si riprendono dopo indicazione dello staff medico).

Si inizia la riabilitazione. Il paziente inizierà, con l’aiuto del fisioterapista, ad eseguire esercizi per recuperare l’articolarità. L’inizio rapido della riabilitazione è molto più facile se si è impiegata una tecnica mini invasiva. L’utilizzo della via di accesso posteriore mini invasiva permette abitualmente di raggiungere già il primo una buona articolarità senza dolore. Sempre dal primo giorno inizia la rieducazione alla deambulazione. Il paziente potrà mettere, salvo indicazioni differenti, tutto il carico sull’arto operato aiutandosi con due bastoni canadesi (stampelle). I bastoni canadesi aiutano ad evitare di assumere atteggiamenti posturali errati, a riprendere un corretto schema del passo, a recuperare gradualmente la propriocezione dell’arto. Generalmente i due bastoni canadesi vengono utilizzati per le prime 2 settimane, quindi se il paziente è pronto si concede il carico completo o con ausilio di un solo canadese. L’utilizzo delle nostra tecnica chirurgica mini invasiva  ha un ruolo importante nel controllo del dolore post operatorio e di conseguenza nell’aiutare una rapida riabilitazione.

Spaziatore per le gambe

dopo l’intervento e per il primo mese non si possono incrociare le gambe e di norma viene posizionato un cuscino tra le gambe per evitare questo movimento anche durante il sonno.

cuscino spaziatore

cuscino spaziatore

Febbre

Il rialzo termico nei giorni successivi all’intervento è normale e presente nella maggioranza dei pazienti. In media il rialzo termico, anche sopra ai 38° dura per 5 giorni anche se in alcuni casi la febbre serale può prolungarsi per 1 o 2 settimane. Solo in caso di rialzo ripetuto sopra ai 38°, dopo il 5° giorno postoperatorio, il chirurgo sospetta una complicanza. Questa può consistere in una infezione chirurgica, un infezione urinaria, polmonare, una trombosi profonda, un ematoma o essere prodromica alla comparsa di ossificazioni eterotopiche.

Prevenzione delle complicanze

Essendo a conoscenza delle potenziali complicanze il vostro chirurgo metterà in atto metodiche atte a diminuirne l’incidenza.

Infezione. La terapia antibiotica è sempre eseguita dopo la protesi di anca. I protocolli, durata, tipo e numero di farmaci impiegati, variano da struttura a struttura.

Trombosi. L’impiego di anticoagulanti e oramai standardizzato. Pazienti ad elevato rischio di trombosi ricevono dosaggi personalizzati. Esercizi e movimenti frequenti e precoci degli arti inferiori migliorano la circolazione ed abbassano il rischio. L’impiego di calze anti trombo è consigliato per i primi 30 giorni.

Decubiti. Particolarmente a rischio di decubito sacrale sono anziani molto magri. I cambio frequente di posizione assieme a speciali materassi antidecubito sono imperativi. Il decubito calcaneale è una potenziale complicanza della analgesia peridurale continua e deve essere evitata con scarichi calcaneali.

Ossificazioni eterotopiche. Pazienti giovani e muscolosi normalmente dovrebbero ricevere profilassi per questa complicanza. Si impiegano farmaci antinfiammatori (indometacina) o  inibitori della COX2. In alcuni centri si impiega ancora la terapia radiante pre o post operatoria.

Il secondo giorno post intervento

Viene proseguita la terapia medica. La terapia antalgica diventa al bisogno. 

Si prosegue la riabilitazione

Il terzo giorno post intervento

Viene proseguita la terapia medica.

Viene eseguita la medicazione se necessario.

Si prosegue la riabilitazione. Il paziente inizia a fare le scale.

Il quarto giorno post intervento

Viene generalmente sospesa la terapia medica endovena. La terapia antibiotica si prosegue per bocca.

Si prosegue la riabilitazione. Il paziente ha acquisito un’autonomia nella deambulazione e nel fare le scale e può essere dimesso. Il paziente potrà tornare a casa in automobile. 

Dal quinto giorno post intervento

Il paziente che torna a domicilio dovrà seguire lo schema terapeutico che gli verrà prescritto.

Verrà proseguita la fisioterapia seguendo il protocollo riabilitativo post intervento

Le medicazioni se necessario potranno essere eseguite dal proprio medico o da un infermiere. E’ possibile organizzare sia la riabilitazione a domicilio che le eventuali medicazioni prima della dimissione.

I pazienti che decideranno di proseguire il percorso di guarigione in un centro di riabilitazione verranno trasferiti compatibilmente con la disponibilità del posto letto. (Nei casi di trasferimento in riabilitazione il paziente può essere trasferito anche prima del quarto giorno post operatorio).

Il quindicesimo giorno post intervento

A circa 2 settimane dell’intervento avviene la rimozione dei punti di sutura. La rimozione potrà essere effettuata a domicilio dal proprio medico, potrà essere concordata con l’equipe prima della dimissione o potrà essere eseguita recandosi a controllo dal proprio chirurgo. I pazienti in riabilitazione saranno invece medicati dai medici presenti nella struttura. Spesso, a due settimane dall’intervento, è possibile abbandonare i bastoni canadesi. Se il paziente non ha ancora una completa sicurezza potrà utilizzare un bastone canadese da tenere sul lato non operato.

Il trentesimo giorno post intervento

Ad un mese dall’intervento è il momento di eseguire una radiografia del bacino e dell’anca in 2 proiezioni e recarsi a controllo dal proprio chirurgo. Il vostro chirurgo controllerà clinicamente l’anca valutando l’articolarità ed il tono muscolare. L’esame radiografico serve per verificare se la protesi è fissa ed in buona posizione.

Dopo il primo mese

A questo punto del percorso può essere rimosso il secondo bastone canadese qualora ancora utilizzato dal paziente. La terapia con eparina per via sottocutanea viene, di regola, sospesa ed iniziata una terapia con cardioaspirina per 2 mesi (la cardioaspirina viene somministrata come prevenzione per fenomeni di flebiti / trombosi).

In base al quadro clinico il vostro chirurgo potrà prescrivere ulteriore fisioterapia. Il protocollo di riabilitazione guiderà il paziente per i primi 2 mesi post intervento. Il paziente generalmente può tornare ad una vita normale, può riprendere la propria attività lavorativa, può iniziare a guidare la macchina.

E’ importante continuare gli esercizi per il completo recupero del tono muscolare.

La protesi di anca così come ogni tipo di protesi è un mezzo meccanico e per questo è soggetto ad usura. Per tale motivo è importante eseguire i controlli come da prescrizione del vostro chirurgo. Generalmente i controlli clinici e radiografici devono essere eseguiti dopo 3 mesi, 6 mesi, 12 mesi e quindi una volta ogni anno. Seguire i controlli è fondamentale per poter valutare eventuali malfunzionamenti dell’impianto protesico e per porvi rimedio prima che si verifichino danni irreparabili se non con un intervento di revisione protesica.

 

Protesi d’anca. Il post operatorio.

Anca protesi Ortopedia web Roma

Torna su