L’artroprotesi di anca non è l’unico tipo di intervento per curare un’anca malata. In alcuni casi, generalmente i meno gravi e nel giovane, altri interventi meno invasivi sono sufficienti. Questi interventi tuttavia hanno risultati meno prevedibili.
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OSTEOTOMIA
Le osteotomie : sono interventi dedicati a pazienti giovani, con danno articolare limitato e buona articolarità. Possono essere femorali o di bacino. I pazienti dovranno evitare il carico sull’arto operato per 6 – 12 settimane. I risultati mostrano che a 10 anni una percentuale variabile (a seconda delle casistiche) dal 3 al 29% per le femorali e dal 5 al 19% per quelle di bacino sono sottoposte a protesizzazioine.
L’intervento di osteotomia ha principalmente 2 scopi:
il prino è di correggere la deformità ossea restituendo una morfologia articolare più norale possibile. Il secondo, nella necrosi asettica, modificare la morfologia per spostare i carichi dalla zona necrotica della testa femorale alla zona sana in maniera di risolvere la sintomatologia dolorosa e di tentare di portare a guarigione la porzione necrotica privandola dei carichi.
L’osteotomia risolve la sintomatologia dolorosa, ma non migliora l’articolarità dell’anca
Osteotomia per la correzione delle deformità articolari
Nei pazienti con esiti di displasia dell’anca o di fratture è spesso presente un’alterazione della normale morfologia articolare. Il carico sull’articolazione è eccentrico e porta all’usura della cartilagine articolare e allo sviluppo dell’artrosi secondaria. Effettuando un’osteotomia si può ristabilire una morfologia normale. A seconda della deformità e della sua localizzazione l’osteotomia viene eseguita sul femore o sull’acetabolo. Raramente si eseguono osteotomia del femore e dell’acetabolo contemporaneamente.
Indicazioni all’osteotomia
- pazienti con età < 30 anni sono i principali candidati
- pazienti <50 anni possono essere pazienti candidati
- pazienti molto attivi, con danno articolare modesto sono ottimi candidati
Controindicazioni all’osteotomia
- pazienti con età > 55 anni.
- pazienti affetti da patologie infiammatorie (artrite, sinovite villonidulare…)
- Grave danno articolare con riduzione dell’articolarità
Tipi di osteotomia
Osteotomia femorale.
Questo intervento viene eseguito in pazienti con acetabolo in buone condizioni. Generalmente i pazienti presentano un angolo tra diafisi femorale e collo femorale più ampi del normale (collo valgo > 145°). A causa di questa conformazione una parte della testa femorale non è coperta dall’acetabolo ed i carichi si concentrano su una superficie della testa più limitata del normale.
L’intervento prevede la sottrazione di un cuneo di osso alla giunzione tra diafisi e collo femore, in seguito si congiungono il collo e la diafisi e si stabilizzano con l’ausilio di una placca e viti. Il risultato è il ripristino di un angolo cervico diafisario fisiologico e la testa femorale risulta completamente coperta dall’acetabolo con conseguente simmetricità della distribuzione dei carichi.
Dopo l’intervento è generalmente prescritto il divieto di carico o il carico assistito per 6 – 12 settimane
Osteotomia di bacino
L’osteotomia ricostruttiva ha lo scopo di restituire una morfologia fisiologica all’articolazione.
Si esegue un’osteotomia tra l’osso iliaco e l’acetabolo quindi si ruota l’acetabolo in maniera tale che copra completamente la testa femorale e lo si fissa con l’ausilio di viti.
Trattamento post operatorio
I pazienti deambulano con 2 canadesi con arto in scarico o con carico parziale fino alla guarigione dell’osteotomia ( 6 – 12 settimane).
Risultati
Circa l’80% dei pazienti hanno risultati buoni o eccellenti per quanto riguarda la risoluzione della sintomatologia dolorosa. Con il tempo il dolore può tornare e può diminuire l’articolarità. In media circa il 30 – 40 % dei pazienti sottoposti ad osteotomia a 10 anni di distanza vanno incontro ad un intervento di artroprotesi d’anca ( Il tasso di conversione in protesi d’anca è del 15% per i pazienti di età < 35 anni, mentre è del 90 % per pazienti di età superiore ai 55 anni). Va detto che un intervento di protesi su un’anca con pregressa osteotomia può essere più impegnativo rispetto ad una protesi primaria standard.
Possibili complicanze
- Complicanze generali legate ad un intervento chirurgico
- Mancata guarigione dell’osteotomia (5-15%)
- Dolore causato da mal posizionamento o mobilizzazione di placca e viti (5-15%)
Plastica di resezione secondo Girdlestone
Nei pazienti già sottoposti a più interventi di revisione dell’artroprotesi di anca il capitale osseo residuo è spesso talmente esiguo da non permettere l’ancoraggio di una nuova protesi. In questi casi l’impossibilità di impiantare una nuova protesi costringe il chirurgo a lasciare il paziente privo dell’articolazione dell’anca. Vivere senza l’articolazione dell’anca è possibile, ma sicuramente difficile.
Artrodesi dell’anca
L’artrodesi dell’anca è la fusione del femore con la pelvi. Oggigiorno questo intervento è eseguito raramente e solo nei pazienti molto giovani. L’intervento prevede l’asportazione del tessuto osteo cartilagineo che riveste i due capi articolari sino ad esporre tessuto osseo vitale e quindi la giustapposizione dei due capi che vengono fissati con placche e viti. La guarigione dell’artrodesi, ossia la fusione dei due capi ossei, avviene in circa 12 settimane. Con questo tipo di intervento il paziente risolve immediatamente la sintomatologia dolorosa, ma perde completamente l’articolarità dell’anca. L’artrodesi rende l’anca estremamente stabile ed i pazienti possono eseguire anche lavori pesanti. Inevitabilmente tale intervento porta all’accorciamento dell’arto e con il tempo può causare l’insorgenza di patologie alla colonna, al ginocchio o all’anca controlaterale.