Coxartrosi o artrosi dell’anca
La coxartrosi o artrosi dell’anca è distinta in due tipi:
- coxartrosi idiopatica
- coxartrosi secondaria
La coxartrosi idiomatica non ha una causa nota, aumenta in rapporto all’età, ma non è dovuta esclusivamente all’invecchiamento, ed infatti vi sono molti ultraottantenni ed ultranovantenni con articolazioni in ottimo stato. La coxartrosi secondaria è dovuta ad anomalie congenite o meno che alterano la meccanica articolare e conseguentemente creano delle zone dove gli stress si concentrano in modo eccessivo portando ad una usura precoce. Tra le cause più comuni di coxartrosi secondaria vi sono la displasia dell’anca, la sindrome da impingement femoroacetabolare (clicca qui per accedere alla pagina sul conflitto femoro acetabolare), pregresse fratture o infezioni (clicca qui per accedere alla pagina sull’artrite settica dell’anca).
Diagnosi
La diagnosi di coxartrosi si fa esclusivamente con una radiografia dell’anca, preferibilmente sotto carico ossia con paziente in piedi. Non vi è necessità di esami ematici o esami radiologici più sofisticati come la TAC o la RMN se non in preparazione per l’intervento di protesi.
L’aspetto radiografico di un’anca artrosica è caratterizzato dalla scomparsa della linea articolare ed il contatto diretto dell’osso acetabolare con la testa del femore. Ai margini della articolazione si osservano delle escrescenze ossee dette osteofiti che possono raggiungere anche dimensioni cospicue. Talora è possibile identificare anche corpi liberi ossificati disposti prevalentemente sotto la testa del femore. L’osso della testa femorale e dell’acetabolo è spesso di consistenza aumentata. E’ questo un fenomeno detto osteosclerosi che non è altro che una reazione all’aumentato carico diretto sull’osso. Nel contesto del bacino e della testa femorale si possono osservare delle formazioni cistiche dette “geodi”. Queste sono conseguenti alla interruzione della cartilagine ed alla migrazione del liquido sinoviale sotto la superficie articolare con relativa formazione della cisti. Altre cisti sono ripiene di tessuto connettivo e possono essere dovute a fenomeni di necrosi dell’osso subcondrale. Se le cisti acetabolari si ingrandiscono in modo eccessivo devono essere riempite con innesti ossei al momento dell’impianto della protesi.
LA SINTOMATOLOGIA
Il dolore viene riferito dal paziente nella zona inguinale e nella zona glutea. Non è infrequente che il paziente accusi inizialmente solo un dolore nella regione mediale della coscia e nel versante interno del ginocchio. Questo fenomeno è un dolore riflesso dovuto al nervo otturatorio e può trarre in inganno nelle diagnosi. Altro sintomo frequente dell’artrosi dell’anca è la rigidità e la perdita di articolarità. Il paziente affetto da artrosi all’anca, tende a perdere la rotazione interna e la estensione completa e presenterà un atteggiamento dell’arto affetto in rotazione esterna. Le prime conseguenze della rigidità articolare sono rappresentate dalla difficoltà o impossibilità ad indossare calze o calzini e le calzature autonomamente. Il passaggio dalla posizione assisa alla stazione eretta (l’alzarsi da una sedia ) risultano difficoltosi. Inoltre il paziente può presentare difficoltà alla deambulazione con autonomia di marcia limitata associata o meno a zoppia.
Trattamento conservativo
L’artrosi dell’anca non ha una cura ma esistono terapie che limitano i sintomi e rallentano il processo degenerativo. In primo luogo è possibile instaurare delle terapie anti infiammatorie con farmaci “leggeri” che possono essere assunti con relativa tranquillità anche per periodi prolungati. Tra di essi i più diffusi sono il paracetamolo, l’ ibuprofene e gli inibitori della COX-2. Ovviamente sono farmaci da assumere sotto controllo medico in base ad una valutazione delle condizioni generali del paziente ed alla possibile assunzione di altre terapie farmacologiche che potrebbero presentare delle controindicazioni. Oltre alle terapie puramente antinfiammatorie sono state introdotte negli ultimi anni anche terapie che si propongono di proteggere la cartilagine articolare e ritardare l’avanzamento dell’artrosi. Esistono sul mercato, ed in particolare vengono anche pubblicizzate sul web, un grosso numero di farmaci “miracolosi” che proteggerebbero la cartilagine. In realtà esistono studi documentati e statisticamente significativi solo su alcuni di essi. In particolare hanno dimostrato una buona efficacia la glucosammina solfato ed il condroitin solfato.

terapia medica
Questi farmaci, che in realtà sarebbe più corretto chiamare integratori, sembrano avere un buon effetto nell’attenuare il dolore e aumentare la mobilità articolare in misura superiore agli antinfiammatori, e senza nessuno degli effetti collaterali di questi ultimi. Un altro metodo in continua espansione per il trattamento delle fasi iniziali di artrosi dell’anca sono le infiltrazioni intra articolari. Queste possono essere eseguite sia con cortisone che con farmaci “lubrificanti” come gli acidi ialuronici ad alto peso molecolare che sono un componente essenziale del liquido sinoviale che lubrifica normalmente le articolazioni.

acido ialuronico
Come in altre articolazioni anche nell’anca bisogna evitare di eseguire un numero eccessivo di infiltrazioni in quanto queste possono portare ad una temibile complicazione che è l’artrite settica, ossia l’infezione dello spazio articolare. Infatti, ogni volta che è inserito un ago, vi è la possibilità di infezione. Inoltre queste infiltrazioni devono essere eseguite sotto guida ecografica o radioscopica per avere la certezza che il farmaco venga inoculuta all’interno dell’articolazione.

infiltrazione intra articolare all’anca

infiltrazione intra articolare all’anca
La terapia strumentale ha un effetto piuttosto limitato nell’anca anche con l’ausilio delle più moderne apparecchiature come la tecar e l’ipertermia. Questo è dovuto al fatto che l’anca è una articolazione molto profonda e nella quale esiste una elevatissima concentrazione degli stress in uno spazio relativamente limitato. Un buon risultato si ottiene invece con la terapia manuale dell’anca artrosica. Questa consiste in mobilizzazioni articolari ed esercizi di allungamento e di postura atti ad ottimizzare la funzionalità dell’articolazione.
Nei casi di coxartrosi avanzata o nei casi resistenti al trattamento conservativo deve essere presa in considerazione la possibilità di sottoporsi ad intervento di protesi d’anca (clicca qui per accedere alla sezione sulla protesi d’anca).
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