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Algodistrofia

 

Algodistrofia – Morbo di Sudeck

L’algodistrofia, conosciuta anche come osteoporosi transitoria, è una forma di riassorbimento localizzato della massa ossea che può interessare varie articolazioni. Nella terminologia anglosassone l’algodistrofia è compresa nel capitolo più ampio della Distrofia simpatica riflessa (RSD), termine con il quale si descrivono una serie di sindromi di origine sconosciuta caratterizzate dalla improvvisa insorgenza locale di dolore, gonfiore, calore e disfunzioni vasomotorie di un arto. Non esiste predilezione razziale, colpisce nella stessa proporzione il sesso maschile e femminile e l’età di insorgenza è tra i 30 ed i 60 anni, con una età media di 49 anni. Raramente colpisce i bambini, ma comunque, in questi pazienti, ha una prognosi migliore che negli adulti.

I meccanismi e le cause che la determinano sono ancora in buona parte poco compresi. Si osserva tuttavia che tende a presentarsi spesso come complicazione dopo traumi, anche non fratturativi, che interessano in particolare il polso, il piede e l’anca. Nondimeno, non sono insoliti i casi nei quali non si evidenzia un evento precipitante identificabile. In alcuni casi l’algodistrofia si sovrappone ad altre patologie che causano dolore nella regione dell’anca come la displasia o la coxartrosi (clicca qui per accedere alla pagina sulla coxartrosi).

Algodistrofia su displasia dell'anca

Algodistrofia su displasia dell’anca

Nell’ultimo periodo di gravidanza, dal 6° mese in poi, l’algodistrofia dell’anca tende a presentarsi con una discreta frequenza.

 

Diagnosi

Questa sindrome si presenta con dolore, edema locale e restrizione del movimento. Tende ad accentuarsi con il carico o lo sforzo ed a diminuire con il riposo. Se non trattata, tende facilmente a cronicizzarsi e può divenire estremamente debilitante. La diagnosi viene eseguita con l’esame clinico, una accurata raccolta della anamnesi, e con gli esami diagnostici. La radiologia convenzionale è utile anche se dimostra un calo del tono calcico solo quando la malattia si è già cronicizzata ed il riassorbimento osseo è molto spiccato. L’esame più specifico, in tutte le sedi anatomiche, ma soprattutto a livello dell’anca, è la risonanza magnetica nucleare che evidenzia soprattutto nelle sequenze T2, l’edema dell’osso anche nelle fasi molto iniziali della malattia. Talora, oggi in realtà molto raramente, può essere utile richiedere una  scintigrafia ossea con Tc99.

RMN di algodistrofia dell'anca

RMN di algodistrofia dell’anca sinistra

 

RMN di algodistrofia dell'anca

RMN di algodistrofia dell’anca destra

 

Trattamento

L’algodistrofia, nella maggior parte dei casi, ha la tendenza a risolversi spontaneamente in tempi molto lunghi (8 mesi – 3 anni). Non mancano però i casi estremi, nei quali la risoluzione totale non si raggiunge o comunque richiede decine di anni e lascia esiti permanenti dovuti soprattutto alla cronicizzazione dell’edema e la retrazioni dei tessuti molli.

Il miglior viatico per una rapida risoluzione di una algodistrofia è la diagnosi precoce e l’inizio tempestivo della terapia. Tanto più la malattia si cronicizza tanto più difficile diviene la guarigione. Il meccanismo con cui l’algodistrofia si cronicizza è semplice ma va ben compreso per impostare la terapia ed ottenere la guarigione. In breve, il dolore crea riassorbimento osseo locale e questo a sua volta mantiene il dolore e cosi via. Se non si interrompe questo automatismo dolore – riassorbimento osseo – dolore, l’algodistrofia non guarisce ed anzi si cronicizza.

La terapia ottimale per l’algodistrofia è molto discussa. Nella nostra esperienza il risultato ottimale si ottiene con un approccio combinato.

Per prima cosa è essenziale interrompere il circuito del dolore che automantiene la malattia. Pertanto si utilizza lo scarico completo dell’articolazione ed una terapia antalgica modulata sul singolo caso per intensità e durata. In secondo luogo si impiegano bifosfonati, farmaci abitualmente impiegati come terapia della osteoporosi e che hanno dimostrato ottima risposta anche nell’algodistrofia. La terapia con bifosfonati può essere somministrata sia per via endovenosa, sia intramuscolare, sia per via orale. Normalmente, nella nostra esperienza, si progetta un protocollo personalizzato che viene comunque modulato a seconda della risposta clinica. Esistono infine terapie con campi magnetici pulsanti da eseguire localmente per varie ore al giorno che, con le corrette indicazioni, hanno ottimi risultati anche nelle forme più resistenti.

 Per ulteriori informazioni sull’algodistrofia contatta la nostra equpie

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